Descritta da Cicerone nell’anno in cui fu questore in Sicilia (75 a.C.), la tomba di Archimede era in stato di abbandono, coperta dai rovi e riconoscibile solo per la presenza di una scultura alla sommità. Rappresentava una sfera e un cilindro e alludeva all’opera alla quale il Siracusano era maggiormente affezionato, tanto da volerla rappresentata sulla propria tomba.
Il testo, dal titolo Sulla sfera e il cilindro, contiene importanti considerazioni sulle proprietà di queste due figure e del cono. In particolare, Archimede vi metteva a fuoco la relazione esistente tra i volumi dei tre solidi.
La sfera, il cilindro ad essa circoscritto e il cono con la stessa base e la stessa altezza del cilindro. Poiché il volume del cono è la terza parte di quello del cilindro, ne segue che il volume della sfera è i 2/3 di quello del cilindro circoscritto e quindi doppio del volume del cono.
Un luogo di cui, probabilmente, non conosceremo mai la sua posizione. Un mistero che contribuisce a rendere affascinante la figura di Archimede, inventore geniale che oggi viene celebrato, a distanza di innumerevoli secoli, dalla propria città grazie all’experience exhibition Archimede a Siracusa.